Giorgia Meloni ha cominciato a far politica da giovanissima: a 15 anni, nel 1992, si è iscritta al MSI. Come è noto, il MSI si ispirava dichiaratamente al Partito fascista, tant’è vero che, sebbene tollerato dalla Repubblica italiana, era considerato fuori “dall’arco costituzionale”. Leader del MSI è stato fin dagli esordi Giorgio Almirante, che veniva dal Partito fascista, ha collaborato alla stesura delle leggi razziali, è stato segretario del comitato di redazione della rivista antisemita e razzista La difesa della razza, non ha mai rinnegato la sua appartenenza al fascismo. Nel simbolo del MSI era rappresentato un monumento funebre dal quale si sprigionava una fiamma tricolore: questa immagine alludeva alla tomba di Mussolini. Quando vi entrò Meloni, Almirante era morto da alcuni anni e segretario del Movimento era Gianfranco Fini, che nel corso degli anni, che fosse per opportunismo o per sincera convinzione, tentò di smarcarsi dalla pesante eredità fascista. Cambiò nome al partito, pronunciò parole severe nei confronti del fascismo, infine confluì nel Popolo delle Libertà. Questo finì per metterlo in rotta con una parte dei suoi camerati, che non intendevano abbracciare questo percorso. Fu così che nacque un gruppetto di dissidenti i quali fondarono nel 2012 Fratelli d’Italia. Recuperarono la fiamma, alla quale non hanno mai voluto rinunciare, e si posero in continuità con il MSI, passando attraverso Alleanza Nazionale ma non condividendo la cosiddetta “svolta di Fiuggi”. Giorgia Meloni è una delle fondatrici. Il suo partito ha avuto un grande successo e nel giro di soli 10 anni è diventato il primo partito italiano, andando al governo nel 2022 insieme a Lega, Forza Italia e Noi moderati.
Date le sue origini, la sua lunga militanza, le idee che professa e considerato il suo entourage, a Meloni viene spesso chiesto quale sia la sua posizione nei confronti del fascismo. Inizialmente lei se la cavava con delle battute, affermando che il fascismo è morto è sepolto, che “è stato consegnato alla Storia” e che lei, essendo nata nel 1977, non può essere fascista. Tutte queste affermazioni sono assai discutibili: innanzitutto il fascismo non è affatto morto, ma continua a esistere e prosperare con tanto di seguaci, ideali, riti e cerimonie. Il fascismo (che non coincide con la creatura di Mussolini ma è un movimento molto più ampio, diffuso in tutto il mondo, e di cui noi italiani possiamo considerarci i fieri inventori) ha governato ben oltre l’Italia, ben oltre Mussolini, ben oltre la fine della Seconda guerra mondiale, sia pure con denominazioni e sfumature diverse: in Spagna, in Grecia e in Portogallo, in molti Paesi del Sudamerica, e rischia di tornare al potere in varie nazioni europee. Il fatto che Meloni sia nata nel 1977, come è evidente, non significa nulla: ci sono oggi nel mondo liberali nati molto tempo dopo Adam Smith e John Locke, comunisti nati molto dopo Karl Marx e cristiani nati duemila anni dopo Cristo. Possono esserci fascisti nati nel 1977.
Ultimamente però, maggiormente pressata e desiderosa di darsi una patina di presentabilità, le sue risposte sono diverse, sempre però alquanto sfumate, ironiche o vaghe, mai precise e nette. Non senirete mai Giorgia Meloni dire “non sono fascista” e meno che mai “sono antifascista”. Parlerà, come ha più volte parlato, degli orrori del nazismo, di quanto lei avversi ogni forma di totalitarismo, parlerà di libertà ma non di liberazione. Non può farlo: in parte perché questo è il suo sentire, in parte perché deve fedeltà ai suoi sodali, più nostalgici e più attaccati al fascismo di lei. Quando Meloni dice che non c’è in Fratelli d’Italia nessuna nostalgia del fascismo mente, perché cosa sono i busti di Mussolini, i saluti romani, le canzoni, le divise esibite, i pellegrinaggi se non gesti nostalgici?
Ora, c’è chi afferma che tutto ciò non ha ormai alcuna rilevanza: io credo invece di sì. L’Italia è stata portata alla distruzione dal fascismo ed è rinata contro il fascismo, e sebbene siano passati ottant’anni, è bene ricordarlo. Ma più importante ancora del passato è il presente: e nel presente il governo di destra di cui Meloni è premier si rivela ogni giorno di più un governo autoritario, repressivo, maschilista, impregnato di valori che si rifanno in parte al fascismo. Gli esempi li vediamo giorno dopo giorno, dalle nuove leggi repressive che vengono sfornate in continuazione, alle fattispecie di reato che vengono inventate ogni giorno (circa 15 nuovi reati da quando il governo si è insediato), alla politica antimigranti, ai tentativi di censura, alla violenza esercitata nei confronti di manifestanti, carcerati, immigrati. Anche se non fosse fascismo, ci somiglia un bel po’.