Lo diceva già Mussolini, che la Sardegna era la sua “piattaforma nel Mediterraneo”. Eja. Per un certo periodo, nei primi anni della Seconda guerra mondiale, l’isola è stata considerata particolarmente strategica e pesantemente bombardata, poi le cose sono girate diversamente, lo sbarco degli Alleati è avvenuto in Sicilia, in Sardegna la guerra è finita con l’8 settembre, nel senso che non c’è stata occupazione tedesca, anzi, i tedeschi che c’erano se ne sono andati quatti quatti. Tutte queste cose le ho lette in un libro molto interessante, Gli ingranaggi dei ricordi, scritto da… ops…
In ogni caso, l’idea della piattaforma gli è rimasta appiccicata, alla Sardegna, forse anche per via della sua forma rettangolare, che la rende simile alla plancia di una portaerei. E dopo la fine della guerra la Sardegna lo è diventata veramente, una portaerei, una piattaforma nel Mediterraneo. Non so neanche quante basi e quanti poligoni italiani, Nato e interforze ci sono. Interi tratti di costa o zone interne sono off limits, pertinenze militari. Le esercitazioni sono all’ordine del giorno e hanno costellato il territorio di proiettili, mine, bombe, rottami metallici e ogni ben di Dio. Moltissime persone negli ultimi trent’anni si sono ammalate di leucemia e altre forme tumorali e moltissimi bambini e animali sono nati con malformazioni. Ci sono processi in corso, ma la tendenza è a coprire tutto.
Al momento attuale, praticamente per tutto il mese di maggio, mese noto per le rose e per la Madonna, si sta svolgendo una grandiosa esercitazione, che coinvolge buona parte del territorio dell’isola, con navi militari nel porto di Cagliari e 17 aree costiere interdette ai civili (no transito, sosta, ancoraggio, no pesca, bagni, immersioni). Si chiama esercitazione, ma armi e proiettili, bombe e munizioni sono veri, e devasteranno il territorio in modo in gran parte permanente. Dimenticavo: l’operazione si chiama Mare aperto…