L’uomo dei giardini pubblici

Domani pubblicherò su Masticadores Italia la prima parte di un mio vecchio racconto, che ho rieditato e trascritto sul mio pc (era un dattiloscritto cartaceo) allo scopo. Si tratta della storia di un uomo che si occupa delle pulizie in un giardino pubblico, e se per caso vi fa venire in mente il protagonista del bellissimo film di Wim Wenders, Perfect days, sappiate che non è colpa mia: il racconto è stato scritto negli anni ’80 del Novecento, ben prima che a Wenders venisse in mente di fare un film su un pulitore di cessi. E comunque i due personaggi sono completamente diversi. In origine il mio giardiniere era un meridionale, ma nel riadattare il racconto l’ho trasformato in un immigrato arabo. Si esprime in un italiano colto, dal lessico ricercato, e ciò è senza dubbio in contrasto con la sua qualità di immigrato, tuttavia, non potendo usare uno stile mimetico, adottare l’italiano stentato proprio di uno straniero di umile condizione, che avrebbe reso faticoso e anche parodico il testo, ho preferito fare una scelta straniante, attribuire al mio rozzo giardiniere un eloquio raffinato.

Per chi ha letto La scrittrice obesa, il giardiniere è il protagonista di uno dei suoi racconti mai pubblicati, rifiutati da tutti gli editori; ecco il brano in cui Susanna, ormai preda del delirio, crede di riconoscere la sua creatura in un anonimo uomo che vede tenere in ordine il giardino pubblico.

« Seduta su una panchina del giardino pubblico osservava un uomo tarchiato che spazzava le foglie secche con un rastrello.  Era lui, certo, l’aveva riconosciuto: aveva scritto la sua storia tanti anni prima, e ora eccolo lì, vivo e vegeto, completamente assorbito dal suo lavoro. Sarchiava le foglie, svuotava i cestini delle cartacce, raccoglieva le bottiglie vuote di birra e sistemava il ghiaino con una specie di pettine di ferro. Susanna lo conosceva bene, l’aveva ideato nei minimi gesti, nei minimi particolari: era un uomo scontento, rassegnato, ed ecco che tutt’a un tratto gli capitava di incontrare una fanciulla. Sì, non la si poteva chiamare in altro modo, per quanto il termine fosse desueto: una fanciulla, una creatura piena di vita e di luce, e quella creatura lo salutava. Come Beatrice che saluta Dante, solo che l’uomo dei giardini non ne sapeva niente, di Dante e di Beatrice. Inutile dire che l’uomo, nel giro di qualche settimana, sarebbe passato attraverso la folle illusione di essere amato dalla bella creatura e l’amara delusione di essere caduto in un terribile equivoco… E cosa pensavi, scemo, che quelle giovani, belle, sorridenti, quelle che attraversano un giardino pubblico ogni mattina con passo di danza, si innamorassero di uno come te, un grasso, sciatto, sdentato uomo dei giardini pubblici?»

Vi ha incuriosito? Se sì, vi invito a leggere il racconto originale, che uscirà in due parti, venerdì 28 giugno e venerdì 5 luglio. E se per caso non avete letto La scrittrice obesa, cosa aspettate ancora?

Informazioni su marisasalabelle

Sono nata a Cagliari il 22 aprile 1955. Vivo a Pistoia. Insegno. Mi piace leggere e scrivere.
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