Comincio con questo breve articolo una collaborazione più intensa con Masticadores Italia, che ringrazio. Questo è il primo articolo di una serie dedicata alle “peripezie di un’aspirante scrittrice”: non si tratta di materiale del tutto inedito ma della riproposizione, con qualche adattamento, di pezzi che ho pubblicato su questo blog nei primissimi tempi in cui l’avevo aperto, e che penso non abbia letto nessuno o quasi. Buon divertimento!
Marisa Salabelle
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Anch’io scoprii precocemente di avere un talento: nel mio caso non era la scrittura, ma la comprensione del testo. Scoprii di esserci portato durante una lezione di catechismo: i miei catechisti lessero un passo del Nuovo Testamento (quello sull’abito nuziale), e chiesero a noi bambini se qualcuno l’avesse capito. Io dissi di sì e lo spiegai: questo li lasciò di stucco, perché a loro giudizio si trattava di un passo difficile da capire per un bambino. Io a mia volta mi stupii del loro stupore, perché l’avevo trovato di una semplicità elementare: lì cominciai a capire che forse era semplice per me quel che risultava difficile per gli altri, perché io avevo un talento e loro no.
Poi alle superiori capii di avere talento non solo nel comprendere i testi, ma anche nello spiegarne con chiarezza il senso agli altri. Più precisamente lo capii una mattina in cui c’era un’interrogazione di Inglese su La lettera scarlatta, e io lo scoprii solo quando arrivai a scuola: di conseguenza il massimo che riuscii a fare fu leggere la trama sul libro 5 minuti prima che cominciasse la lezione. Ebbene, la professoressa decise di interrogare proprio me: per chiunque altro quella lettura tardiva e fatta all’ultimo minuto sarebbe stata del tutto insufficiente, io invece me la feci bastare e riuscii a spiegare quel libro così bene che la professoressa mi dette 10. Soltanto una persona che ha talento nello spiegare il proprio sapere agli altri poteva raggiungere un risultato così brillante con delle basi così fragili: io lo capii, e di conseguenza capii anche che ero destinato a fare il professore. Probabilmente senza quell’interrogazione di Inglese adesso nella vita farei tutt’altro.
Sì, anch’io ho capito molto presto di essere portata per insegnare, e anche a me è successa una cosa simile a quella che è capitata a te: feci un tema sulla pazzia di Orlando, di cui evidentemente qualcosa sapevo per sentito dire, ma che non avevo studiato perché ero appena stata interrogata, e la professoressa si complimentò con me. Disse tra l’altro: sembra che la Salabelle si sia divertita a scrivere questo tema, e io pensai: non sai quanto! Comunque ora basta con l’autoincensazione:::
in bocca al lupo per questa nuova attività
Grazie!