La casa

Non è stato vedere la salma che mi ha turbato. Ne ho visto anche troppi, di morti, non mi fanno impressione. È stata la casa. La casa grande, accogliente, che per anni ho frequentato quotidianamente, per studiare con la mia amica, chiacchierare, ridere. La casa piena di gente, fratelli e sorelle della mia amica e loro amici, il padre, austero, la nonna, che somigliava alla Regina Madre, e la mamma, che trotterellava in su e in giù, portando sulle braccia pile altissime di asciugamani e lenzuola da riporre negli armadi, e intanto canticchiava fra sé e sé le filastrocche che aveva cantato per anni ai suoi bambini.
La casa bella e un po’ trasandata, spazi che sembravano immensi a me, abituata ad appartamenti non piccoli, ma certo molto più ristretti. Il giardino, i cani di cui avevo paura, i mobili vecchio stile, i poster alle pareti nelle camere dei ragazzi, e ancora pile di biancheria ammucchiata su ogni superficie, perché c’era tanto da lavare e da stirare, con tutti quei ragazzi.
La casa ora cambiata, negli spazi interni adattati a nuove esigenze, nella composizione dei suoi abitanti, dove non avevo più messo piede dagli anni del liceo e dell’università. Tutto un mondo ormai scomparso, del quale ho fatto parte, in un periodo non breve della mia vita, che mi ha investito fin dal momento in cui ho varcato la soglia, pieno di allegria, di risate, di giovinezza e di speranza.

Informazioni su marisasalabelle

Sono nata a Cagliari il 22 aprile 1955. Vivo a Pistoia. Insegno. Mi piace leggere e scrivere.
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