Ho un’amica molto cara che purtroppo vive in un’altra città. Ci sentiamo tramite mail, messaggi, raramente telefono. Lei, che è una accanita frequentatrice di social media, cambia spesso canale di comunicazione e mi contatta tramite Messenger, Skype, WhatsApp. Ieri camminavo tranquilla per il centro, nescio quid meditans nugarum, quando dentro la borsa il mio cellulare ha cominciato a dare i numeri, lanciandomi segnali a raffica. Era lei, che mi messaggiava via Instagram. E stamani, quando ho aperto il rubinetto della vasca, to’, o non è venuta fuori una sventagliata di suoi messaggi?
P.S.: per i non pistoiesi. L’O del titolo non significa un dubbio, un’alternativa: era lei o non era lei, ma è assertivo, alla pistoiese: O ‘un lo so? O ‘un era proprio lei?
Marisa Salabelle
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Anche una mia ex collega è una patita di Instagram, e infatti su quel social carica a tutto spiano una miriade di sue foto in stile Chiara Ferragni. Il problema è che Madre Natura le ha donato un fisico basso e tozzo, e quindi non ha il physique du rôle per atteggiarsi a quel modo.
Inoltre, sarebbe meglio evitare di presentarsi così sui social anche per la professione che svolge: a mio giudizio non sta bene che una professoressa pubblichi delle sue foto scosciate, in costume o con pose del tipo “Visto quanto so’ figa?”. La fanno sembrare meno autorevole agli occhi degli studenti, e forniscono ai genitori un formidabile pretesto per attaccarla.
La mia amica posta solo foto di paesaggi o monumenti, non ti preoccupare! Conosco invece diverse persone che sui social postano in continuazione proprie immagini, e la trovo una cosa un po’ morbosa, che si tratti di donne o uomini, persone dal fisico bello o sgraziato, in atteggiamenti osé o pudichi: è strano, e anche un segno dei tempi, che una persona desideri offrire ogni giorno (c’è chi lo fa) una propria immagine ai suoi contatti o followers sui media… Narcisismo? Insicurezza? Scarso senso dell’oppurtunità?
Se una persona ha bisogno di ricevere likes all’impazzata per sentirsi soddisfatta, o ha un ego smisurato (quindi è narcisista) o ha bisogno di conferme continue (quindi è insicura). Quale che sia la motivazione dietro a questa costante e spudorata esibizione di sé, ha ragione nel dire che si tratta di un comportamento inopportuno. Ma in una società come la nostra, dove il confine tra pubblico e privato è stato abbattuto e il concetto stesso di pudore ha perso di significato, siamo sempre meno a pensarla così.
Una precisazione: presentarsi in questo modo sui social è inopportuno nel 100% dei casi, ma quando si svolge un mestiere che implica una responsabilità, un potere da gestire e un’immagine da tutelare (come quello del professore) bisognerebbe prestare ancora più attenzione al modo in cui si usano i social. Per questo quando vedo che alcuni colleghi non capiscono l’importanza di mantenere un comportamento dignitoso anche sul web non dico che mi indigno, ma sicuramente mi dispiaccio molto.
Be’, ma quando fior di ministri si postano sui social in costume o sbafando panini o in altre pose inopportune… e non parlo del solo Salvini, perché ce ne sono stati anche altri, cosa ti vuoi aspettare da dei normali cittadini?
Certamente, non le ha inventate Salvini le estati sgangherate: la Giannini (allora ministro dell’istruzione) ostentò un topless in spiaggia ben prima che lui trasformasse il Papeete nel suo quartier generale.
Anche chi lo accusa di aver sdoganato l’odio in politica dimostra un’abissale mancanza di memoria storica: basta leggere il lodo delle torri (che risale agli anni tra il 1088 e il 1092) per capire che già allora l’odio veniva considerata come una parte ineludibile della politica.
La pretesa di trasformarla in un mondo fatato dove tutti si tengono per mano, fanno il girotondo e cantano We are the world è quindi ridicola: i politici appartenenti a fazioni diverse sono naturalmente portati a odiarsi, è sempre stato così e così sarà fino alla fine del mondo. Se qualche politico ha un’anima troppo candida per sopportare questo clima di odio continuo, la soluzione non è inseguire il sogno impossibile di una politica tutta baci e abbracci, ma semplicemente allontanarsi da quel mondo, e andare a fare un mestiere più tranquillo. Ma molti pacifisti della politica non lo farebbero mai, perché i soldoni dello stipendio da parlamentare fanno davvero troppa gola…
No, non sono d’accordo, l’odio non è una componente essenziale della politica e della vita: certo, è un sentimento umano e forse inestirpabile, ma lo si può contenere, si può evitare di esserne preda. La politica non è solo odio, al contrario è diplomazia, accordo, anche compromesso. Che ci sia rivalità, ok, che ci siano contrasti anche forti, ma non necessariamente odio. E non ha molto senso l’alternanza secca che poni tra lo scannarsi come belve e il fare il girotondo cantando We are the world. Esistono infinite vie da percorrere senza cadere in un eccesso o in quello opposto. Preferisco un mondo dove si cerchi di non odiare e di non alimentare odio.
A mio giudizio qualsiasi tentativo di contenere l’aggressività verbale (ad esempio imponendo l’adozione di un linguaggio politicamente corretto) può essere efficace nel breve periodo, ma a lungo termine l’aggressività finirà per esplodere comunque, e con una violenza molto maggiore di quanto non sarebbe avvenuto se la si fosse lasciata sfogare liberamente. Per questo motivo ritengo che chiunque, politico o meno, se odia qualcuno deve essere libero di poter esprimere questo sentimento con la massima libertà, onde evitare conseguenze peggiori. A patto ovviamente che si rimanga ad un livello verbale e non fisico. E glielo dice uno che, pur essendo decisamente schietto, di aggressività ritiene di averne ben poca.
Già i flussi di conversazioni possono essere chiusi con un pulsante poi magari vai a fare una doccia e senti le bestemmie scorrere con l’acqua, in realtà buondì, buon lavoro! ❤ … ❤