Non amo particolarmente i romanzi storici. La storia preferisco leggerla in forma di saggio, il romanzo storico spesso è pieno di errori, si sofferma troppo sui dettagli e poi in genere è scritto in uno stucchevole stile falso antico. Fanno eccezione, a parte Alessandro Manzoni, che pure è palloso la sua parte, geni come Ken Follett o Ildefonso Falcones.
Nonostante ciò, quando la mia amica *** mi ha invitata alla presentazione del suo Infelicità e perversione ai tempi dei tempi nel miniducato di Fuffolandia (come potete immaginare il titolo del romanzo è frutto della mia sfrenata fantasia, allo scopo di tutelare il buon nome della mia amica e di non intralciare il successo del suo capolavoro), non ho potuto esimermi.
L’evento ha avuto luogo in un baretto del centro che si fregia del titolo di Caffè letterario: la scrittrice sedeva su un divanetto affiancata dai suoi relatori. Il primo ha introdotto autrice e opera immagino con grande competenza, ma non posso saperlo, perché sussurrava a volume bassissimo, mentre l’altro borbottava tra sé e sé incomprensibili parole. Di tanto in tanto uno dei due interpellava l’autrice, che rispondeva «Eh!», «Uh!» e altre analoghe esclamazioni. Accanto a me, una signora borbottava a sua volta compulsando freneticamente il suo tablet. È stato un pomeriggio veramente istruttivo.
Marisa Salabelle
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Anche Gianni Granzotto era un grande autore di romanzi storici. Lessi il suo “La battaglia di Lepanto” alle superiori, ed è tuttora uno dei miei libri preferiti in assoluto.
P.S.: Anch’io ho sfornato un nuovo post… spero che Le piaccia! 🙂
A volte i romanzi storici potrebbero poeticamente facilitarci di intendere rime di storia reale che è stata fatta dimenticare dallo “status quo” e da cui poi poter scrivere saggi storici reali e/o integrare quelli ufficiali che potrebbero avere qualche parola sbagliata dal regime che sbaglia il racconto, cosa ne pensiamo, intendiamo, sentiamo?
Partire da un romanzo storico, magari arricchito di grosse dosi di fantasia, per poi scrivere saggi o addirittura integrare quelli già esistenti, come suggerisci, mi sembra un metodo completamente sbagliato. Lo storico compie lunghe ricerche e cerca di ricostruire i fatti utilizzando fonti documentabili. Esistono, è vero, storici “ufficiali” che confezionano prodotti in linea coi regimi in cui vivono, ma sono molto più numerosi gli storici seri che lavorano con passione e si lasciano guidare dai fatti che vengono scoprendo grazie a metodi sempre più complessi. Insomma, la storia è un mestiere serio e non bisogna credere che sia sempre al servizio del potere, anzi, molto spesso è il contrario. Anche il romanziere si documenta, ma non ha i criteri rigorosi dello storico, adatta la realtà alle sue esigenze narrative, aggiunge particolari di invenzione. Anche il romanzo storico può essere piacevole a leggersi e istruttivo, ma bisogna sapere che è un romanzo, e che non va preso per oro colato.