Forte della mia esperienza pluridecennale, ho deciso di redigere questo breve vademecum a uso di tutti coloro che si trovano coinvolti in eventi luttuosi che riguardano amici e conoscenti.
Per prima cosa, tu che ti rechi a rendere omaggio a un defunto o a portare la tua solidarietà a qualcuno che ha subito un lutto, cerca di presentarti in un aspetto decente. No ai pantaloncini di nailon che usi per fare jogging, no ai fuseaux ultrafascianti e no alle maglie pataccose. No, d’altro canto, anche alle mise sgargianti, al tacco 12 e ai cappellini ornati di fiori e fragole. Non si addicono alla camera ardente. Evita di cospargerti di profumo all’aroma di Big Babol ma evita anche la tua famosa “Eau de funerailles” all’essenza di aglio, varechina e sudore di ascelle.
Se proprio devi abbracciare il dolente, non stritolarlo tra le tue braccia come se foste gli ultimi due sopravvissuti a una guerra nucleare: non sempre la gente gradisce le manifestazioni d’affetto esagerate. Allo stesso modo, cerca di non rivolgere al tuo conoscente sguardi troppo addolorati e consapevoli, come se solo tu e lui capiste l’enormità di quanto è accaduto. Puoi dire quanto bene volessi al defunto e quanto ti mancherà, ma con parole sobrie e una sola volta. Ricordati che non si sta parlando del tuo lutto, ma di quello di altre persone.
Quando parli con la persona che ha perso qualcuno di caro, e vedi che fa di tutto per mostrarsi sorridente e dignitosa, non metterti a piangere e singhiozzare al suo posto. Non dirle con un sorrisetto: «Lo sai, vero? Che crollerai, che cadrai a pezzi?». Lo sa anche senza che tu glielo ricordi e forse è già a pezzi ma si sta impegnando per non mettersi seduta in un angolo a piangere. Non dirle neanche che dovrà farsi aiutare per superare questo momento, intendendo dire che deve andare da uno psicologo. Il lutto non è una malattia, lascia che lo viva, se poi avrà bisogno di un aiuto ci penserà da sé.
Ora che la tecnologia lo permette, prima di telefonare avvisa il tuo conoscente con un semplice messaggio. Così eviterai di far squillare il suo cellulare mentre assiste alla tumulazione delle ceneri o sta ordinando la lastra dal marmista. So cosa replicherai a questo punto: se non vuol essere disturbato, quel tale può spegnere o silenziare il suo telefono. Ma mettiamo che voglia essere raggiungibile dalla vecchia madre o aspetti una telefonata dal figlio… e alla fine, saranno cazzi suoi, no?
Infine, se ti viene voglia di augurare il buongiorno o la buonanotte al tuo amico o conoscente affranto dal dolore e vai matto per quelle vignette che spopolano su Facebook, in cui tra cuoricini, stelline e angioletti paffuti si augura una felice giornata, una notte meravigliosa, sogni d’oro e altre piacevolezze, be’, cerca di trattenere il tuo impulso. Ma se proprio non ne puoi fare a meno, mandagliene una, due al massimo. E non tre al giorno per quindici giorni consecutivi.
Marisa Salabelle
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Marisa sei grande. Davvero.
La tua ‘favola triste’ l’ ho memorizzata sul cellulare perché ogni tanto vado a rileggermela …
Adesso riesci a far sorridere con intelligenza su un argomento davvero difficile. Ma ci azzecchi alla grande!
Il tuo blog è una piacevole lettura quotidiana per me…. ma lo sapevi già…
Ah…. tanto per informazione disturba parecchio anche a me che Conte sia devoto di Padre Pio…. 🙂
bacio grande
È la mia difesa, il mio modo per sopravvivere…
In ogni caso, sta’ tranquilla: tu non rientri in nessuna delle categorie sopra citate 😉 😉 😉
E su Padre Pio… sai come la penso!
Un abbraccio non stritolante 🙂
ottimo, post che mi ricorda i consigli che Jep Gambardella dava a Sabrina Ferilli ne “la grande bellezza”. Comunque il look da funerale, quello classico, è tremendamente sexy
Ecco, Gambardella mi mancava… non sono riuscita a vedere per intero La grande bellezza, solo alcuni frammenti