Tutti i giovedì mattina vado in libreria da Sergio e Elena. Gli ho offerto il mio aiuto per catalogare i libri e dedico a questa incombenza una mattina la settimana. Mi preparano un tavolino di fortuna, mi mettono a disposizione uno dei loro portatili e così, circondata da pile di volumi, trasferisco meticolosamente i dati su un foglio excel. Non sono un drago della tastiera e ho calcolato che al mio ritmo avrò bisogno di almeno dieci anni per ultimare la schedatura. Intanto loro sono impegnatissimi a scrivere mail e recensioni, preparare comunicati stampa, intrattenere i clienti e gli amici di passaggio, contattare gli scrittori che verranno a presentare qui le loro opere.
«Sei sicura che non ti serva il computer che sto usando io?» chiedo a Elena, vedendo che usa il suo cellulare per scrivere la biografia del prossimo ospite.
«No, no, assolutamente, non preoccuparti!» risponde.
È la loro gentilezza d’animo, ne sono certa, la loro innata bontà che li spinge ad accettare la mia superflua collaborazione. Mi pare di sentirli, quando finalmente chiudo il portatile e vado via:
«Povera Marisa, la pensione l’ha messa KO!»
«Non sa più come impiegare il suo tempo, capisci!»
«Facciamola venire un po’ da noi… diamole l’illusione di sentirsi utile.»
«Brutta cosa la vecchiaia!»
Marisa Salabelle
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“ 27 ottobre 1989 – La mamma chiama Milena « Elia » – è il nome di una collaboratrice domestica che non viene da noi da più di trent’anni. Nella vecchiaia il tempo ricade su se stesso come un castello di carte che crolla, come un libro che si richiude volando ogni foglio a saldarsi con l’altro. Tutto somiglia a tutto ma soprattutto al passato. Il deja vu è stato davvero già visto. “.
Ehm… non sono ancora a quel punto…
Io, invece, sì.
Ma va’! Se 59 è il tuo anno di nascita, sei più giovane di me!
Nel ’59, cara Marisa, facevo la quarta ginnasio…
Ah, be’…
Non lo pensano affatto: monelliSsima 😀
Noi povere anziane abbiamo bisogno di sentirci utili… 😉