Leggendo le riviste che con un modico aggravio sul prezzo Repubblica mi elargisce ogni settimana rimango spesso colpita dal lessico di alcune illustri rubrichiste. Natalia Aspesi usa volentieri la parola sperdimento per indicare lo stato di grazia e di totale irrazionalità in cui si trova chi è innamorato. Claudia De Lillo alias Elasti ha una predilezione per l’aggettivo malmostoso che usa molto spesso per indicare l’umore torvo del suo figlio primogenito o suo proprio, ai tempi dell’adolescenza. Sono due parole che io, in 62 anni di vita, in circa 56 anni di pratica della scrittura, credo di non aver usato una sola volta, a parte ora, in questo post. E che molto raramente ho incontrato nelle mie letture, salvo che negli scritti di queste due signore.
Marisa Salabelle
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“ Venerdì 3 gennaio 1997 – […] (Chissà perché gli piace tanto una brutta parola come « incistata ». Ci sono delle parole che a me sembrano brutte, anche se, dopotutto, non sono brutte parole. « Incistata » l’avrebbe potuta dire quel mio amico che diceva sempre qualcosa che a me suonava strano, parole che non erano veramente parole, come se provenissero da un vocabolario fatto non di parole ma di qualcosa d’altro, fatto non per le parole ma per qualcosa di diverso dalle parole, come i vocabolari dei critici d’arte, o dei gastronomi, o dei pittori, i vocabolari di chi non parla mai veramente, che non sa veramente le parole, che se ne serve solo, con effetti non di rado grotteschi) “.
Si quelle parole tipo “plumbeo”, ma si è mai sentito qualcuno che alla domanda “com’è il tempo da te oggi?” abbia risposto “plumbeo”.
Oppure mi vengono in mente parole come “pleonastico” che non mi ricordo neanche che vuol dire. O “subitaneo” che sinceramente suona pure male.
C’è un modo per richiedere di toglierle dal vocabolario?
E magari già che ci siamo ritrattare anche il caso di “petaloso”?
E’ che non m’è andata giù quella storia…
Devo confessare che alcune parole desuete non mi dispiacciono, se usate con parsimonia possono essere una risorsa. Quello che ho trovato strano negli esempi che ho citato è la frequenza con cui le due giornaliste usano ciascuna la sua parola preferita. Possibile che su una rubrica di un grande settimanale (D di Repubblica) ogni settimana si abbia la necessità di definire “malmostoso” un ragazzo, o un atteggiamento?
Quanto al vocabolario, le parole entrano ed escono in base alla frequenza con cui sono usate, quando una parola esce completamente dall’uso esce anche dal vocabolario, e solo quando ricorre con sufficiente frequenza nei testi scritti o orali per un periodo di tempo abbastanza lungo viene inserita. Non è facile né entrare né uscire, comunque i grandi dizionari si aggiornano costantemente. A proposito di “petaloso”, non preoccuparti, non è entrato nell’uso e nemmeno nel vocabolario, nonostante tutto il battage che è stato fatto intorno a quella che era solo una piccola invenzione lessicale di un bambino!
e fu così che usò “battage” per rispondermi…
Lo ammetto sono andato su google per sapere cosa fosse, del resto io ero rimasto alla batmobile o al massimo alla batcaverna… il battage non sapevo proprio cosa fosse. 😉
Si compri un abbecedario.
Ma che simpatico umorista…
Le giornaliste usano ciascuna la sua parola: da scompiscio. Madonna Grammatica Italiana sta ridendo a crepapelle.
Moderi, moderi.
Amico, io sono democratica e difficilmente nego la moderazione a un commento sul mio blog. Anzi, pensandoci, non credo di averla mai negata. Sarei curiosa di sapere quali errori grammaticali si nascondano nell’innocente frase da te citata…
Non è una parola rara, questa… si usa per indicare una grande campagna pubblicitaria. Non volevo fare sfoggio di linguaggio ricercato! 🙂
Non sarebbe il Suo forte, il linguaggio ricercato, sig.ra Marisasoprassediamo. Sono qui per annunciarLe che, letto il blog di Logorrea, Lei è stata iscritta d’ufficio all’albo dei fessi.
Ne goda, anzi ne giubili. Non rilasciamo tanto facilmente questo attestato.
Ne sono onorata!