È inutile, non esistono più i libri di una volta. E non parlo dei contenuti: mi riferisco all’umile ma importante aspetto che riguarda stampa e impaginazione. Lo so, lo so che non ci sono più i tipografi che componevano le pagine coi caratteri mobili. Ora il testo viene scritto con Word o un altro programma di videoscrittura e la correzione delle bozze avviene sul file. Tutto molto più semplice e snello, nessuno lo mette in dubbio. Solo che questo sistema rende più difficile scovare refusi, errori ortografici, parole ripetute e saltate. L’eleganza di un libro perfetto è rara, ormai. Persino le edizioni più prestigiose mandano alle stampe opere nelle cui pagine si annidano orrori. Mi è capitato di leggere in questi giorni un romanzo di un autore straniero pubblicato in Italia da una casa editrice di cui non dirò il nome, non un colosso, ma un editore raffinato, di qualità. Ahimé! Errori di tutti i tipi costellavano il testo, alcune parole e frasi erano addirittura incomprensibili, e non perché si trattasse di un’opera sperimentale, ma per quella che devo definire vera e propria sciatteria in fase di correzione di bozze. Ma la svista più clamorosa, l’errore che mi ha fatto saltare sulla sedia, è stato il modo in cui ho visto scritto nome di un importante presidente americano: il famosissimo John G. Kennedy. Ma dico, possibile che nessuno, non parlo dell’autore, che probabilmente la versione in italiano del suo romanzo l’ha vista già stampata, ma il traduttore, l’editor, il correttore di bozze, la signora delle pulizie, il cameriere che dal bar di fronte portava caffè e cornetti, la figlia del traduttore che disegnava seduta alla scrivania accanto al papà… nessuno, tra queste e altre persone, si sia accorto di quell’assurda, panciuta G. arbitrariamente collocata tra il nome e il cognome del presidente? Povero JFK! Assassinato due volte!
Marisa Salabelle
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Alcune volte fanno le cose cosi tanto di fretta che si dimenticano di correggere questi errori
Sì… ma questo è clamoroso, dovrebbe saltare all’occhio. E comunque un buon libro, di una buona casa editrice, non dovrebbe avere refusi (e come ho detto sopra, non era l’unico)