La terza prova

La terza prova è la più bastarda di tutte, e non date retta a quello che dicono i giornali. Provateci voi, a rispondere a dieci domande relative a dieci materie – due di storia del Novecento, due di inglese, due esercizi di matematica, due di tecnologia o informatica o diritto o vattelapesca – in due ore di tempo, o a trenta domande a risposta multipla, sempre relative a cinque diverse materie, in un’ora di tempo: provateci e poi venitemelo a raccontare.

P.S.: questo post l’ho scritto per accattivarmi l’affetto dei miei ex alunni, in modo che, leggendolo, possano dire, come l’indimenticato Fracchia, com’è buona, lei! Com’è comprensiva, lei!

Informazioni su marisasalabelle

Sono nata a Cagliari il 22 aprile 1955. Vivo a Pistoia. Insegno. Mi piace leggere e scrivere.
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5 risposte a La terza prova

  1. wwayne ha detto:

    Senz’altro è la più dura, ma la ritengo fondamentale per prepararci ad esami ancora più duri. La percentuale di chi passa i concorsi pubblici è sempre bassa, ma sarebbe ancora più bassa se i candidati non si fossero “allenati” prima con la terza prova di maturità.
    E poi, è educativa anche per chi si ferma al diploma: sono le prove difficili che formano il carattere.

  2. marisasalabelle ha detto:

    In effetti, non intendevo dire che andrebbe eliminata, ma solo che è difficile, non solo per le conoscenze che richiede, ma soprattutto per la tensione che genera. Io, in ogni caso, non sono tra quelli che sostengono che l’esame di stato vada abolito: un esame, un cimento, rappresenta pur sempre un banco di prova, è uno dei pochi “riti di passaggio” rimasti nella nostra società, per cui è bene che ci sia. In quanto al fatto, che molti lamentano, che a passare l’esame sia il 97 o il 98 per cento degli studenti, faccio notare come ciò dipenda dal fatto che, con la riforma Gelmini, per essere ammessi all’esame sia necessario avere tutti i voti sufficienti: perciò la vera scrematura avviene prima, agli scrutini di ammissione. Chi ha poche o lievi insufficienze viene aiutato, con la conseguenza che i suoi voti salgono, sale la media e anche il credito; chi ha insufficienze pesanti semplicemente non viene ammesso. Queste sono le regole…

    • wwayne ha detto:

      La regola dei debiti zero per accedere alla maturità o alla classe successiva era stata creata per evitare che gli studenti passassero 5 anni senza mai studiare una materia (Matematica e Latino erano le più gettonate). L’intento era quindi nobile, ma ha generato un altro malcostume: quello di inventarsi le sufficienze pur di non far bocciare i ragazzi. Con l’ulteriore effetto negativo che chi aveva un 6 meritato prende 7, quindi chi aveva 7 prende 8… insomma, per effetto domino tutti i voti vengono gonfiati, e i ragazzi non si fanno un’idea veritiera del loro valore come studenti. E’ d’accordo?

  3. marisasalabelle ha detto:

    No, non credo che l’intento fosse nobile… non ho approvato minimamente la riforma Gelmini proprio come ora non approvo la Buona Scuola. Con tutta una serie di interventi della serie “fumo negli occhi” si voleva dare l’impressione di una scuola che torna alla serietà e all’ordine per mascherare il vero senso di quella riforma, che consisteva in tagli di ore, di cattedre e di laboratori. “Andare all’esame con tutte sufficienze”: okay, c’era già una norma che prevedeva la media del 6, poteva bastare… chi è che non ha una materia che gli riesce meno? E devi escludere dalla maturità per uno o due 5? Quindi, giocoforza si devono alzare i voti a quei ragazzi che magari hanno qualche piccola falla nella loro preparazione ma meritano senz’altro di diplomarsi. Ciò si ripercuote poi sulla valutazione in generale…
    Quando andavo a scuola io, se avevi 8 eri già un fuoriclasse. Molti insegnanti non davano più di quel voto “per principio”. Ma è una cosa stupida: se i voti sono dall’1 al 10 si deve poter dare 10 senza pretendere che chi lo prende sia un genio assoluto. Nel mio consiglio di classe diamo voti alti a chi se li merita ma siamo anche severi e se c’è da bocciare qualcuno, lo facciamo.

    • wwayne ha detto:

      Sono d’accordo sul fatto che non si possa bocciare per un 5: non tanto per l’insufficienza in sé, quanto piuttosto per il fatto che, se tutti i professori meno uno giudicano l’alunno sufficiente, è altamente probabile che quel professore “fuori dal coro” abbia preso di mira il ragazzo.
      Per due 5 dati da due professori diversi invece boccerei, perché a quel punto non è che l’alunno si trova male con una materia o con un professore, semplicemente non è all’altezza. Certo, può darsi che un professore voglia far bocciare a tutti i costi un alunno e quindi chieda ad un collega suo amico di reggergli il gioco: io stesso sono stato vittima di una situazione del genere, anche se il complotto era per farmi abbassare la media e non per farmi bocciare. Tuttavia, bocciare da tre 5 in giù è una soglia di sbarramento troppo generosa, e quindi per me già con due 5 possiamo calare la mannaia.
      Sono d’accordo anche sul fatto che sia giusto utilizzare tutta la scala, fino al 10. Le dirò di più: io do pochissimi 9 in pagella, perché il mio ragionamento è “Abbiamo fatto 30, facciamo 31”, e quindi quando un alunno ha una media dal 9 in su io lo porto direttamente al 10. Faccio bene? 🙂

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