Quando ho fatto l’appello, sul pullman, per andare alla Giornata della Memoria, mi sono accorta che Bruno mancava.
«Sapete niente di lui, ragazzi?»
«Nessuna notizia, prof!»
«Non si sarà svegliato!»
Bruno abita in montagna, a San Marcello o giù di lì: quaranta minuti di autobus per venire a Pistoia, per essere al piazzale Breda alle 7 avrebbe dovuto partire alle 6, alzarsi alle 5… sospiro: è probabile che se ne stia beato sotto le lenzuola. Siamo sull’autostrada quando uno dei ragazzi mi porge il suo cellulare:
«È Bruno, prof. Le vuol parlare.»
Prendo il telefono.
«Bruno! Che ti è successo? Dormivi?»
«Professoressa… non mi sono svegliato in tempo… ora però sono a Pistoia: posso prendere il treno, andare a Firenze, poi con un autobus venire al Palamandela.»
«Non pensarci nemmeno! C’è la sicurezza, ci faranno entrare contingentati, controlleranno gli elenchi forniti dalla scuola! Se ti presenti da solo, non ti faranno entrare di sicuro!»
«Ah, d’accordo prof! Vorrà dire che andrò a scuola…»
Passano un paio d’ore e a un tratto, mentre Ugo Caffaz intervista uno dei testimoni, mi giro verso destra e vedo Bruno seduto accanto a me.
«E tu quando sei arrivato?»
«Ah, è già da un po’. Ero con quei ragazzi» dice, indicando i compagni.
«E come sei venuto?»
«Ho preso il treno a Pistoia, sono sceso a Santa Maria Novella, e poi, siccome non ho trovato un autobus per venire qui, me la son fatta a piedi. Ho anche sbagliato strada un paio di volte, ma alla fine ce l’ho fatta!»
«E la sicurezza? Gli elenchi nominativi, gli ingressi contingentati?»
«Sono entrato tranquillo, nessuno mi ha detto nulla…»
Oh…mamma! 😒🙄😒
Posso garantire che Bruno non è un pericoloso terrorista