Anche se sono diventata una “scrittrice” non mi dimentico certo di essere soprattutto una lettrice, come si può dedurre anche dal mio avatar, La lettrice di Renoir.
In questi ultimi mesi ho macinato la mia solita dose massiccia di libri, alcuni molto belli, altri abbastanza, altri assolutamente dimenticabili.
Vediamo: Americanah, di Chimamanda Ngozi Adichie. La storia di una ragazza nigeriana, di estrazione borghese, che si trasferisce negli Stati Uniti per studiare e lavorare e lì apre un blog intitolato Razzabuglio. È un libro che mi è piaciuto, per l’ironia con cui l’autrice affronta il tema dell’integrazione e anche perché dà un’idea un po’ diversa dal solito sulla Nigeria, mostrandoci ragazzi di buona famiglia, che vanno all’università e viaggiano per il mondo.
La commedia umana, di William Saroyan. America anni Quaranta, una cittadina californiana, una famiglia con tanti problemi, un fratello in guerra. Drammatico e divertente nello stesso tempo, un vero gioiellino.
Il partigiano Johnny, che non avevo mai letto! Ogni estate approfitto del tempo libero per colmare una delle numerose lacune nella mia preparazione.
E un bellissimo libro dello storico Claudio Gentile, I crimini di guerra tedeschi in Italia, 1943-45.
E poi ho letto anche L’estate che ammazzarono… no, ma che dico!
Marisa Salabelle
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A proposito di Fenoglio, ho un aneddoto da raccontarLe.
Quando sostenni la seconda prova scritta per l’abilitazione all’insegnamento, dovevo scrivere un tema per ciascuna delle 4 discipline nelle quali aspiravo ad abilitarmi: Letteratura Italiana, Storia della Lingua Italiana, Storia e Geografia.
Per quanto riguarda Storia della Lingua Italiana, il mio tema doveva consistere nel commento linguistico di un testo a mia scelta tra un estratto di Galileo e uno (appunto) di Fenoglio.
Quando mi accorsi che per Storia della Lingua Italiana erano stati sorteggiati questi due autori, mi sentii morire: entrambi mi sembravano molto poco probabili per una prova di questo tipo, Galileo per il suo essere un autore più scientifico che letterario, Fenoglio per la sua oggettiva marginalità rispetto ad autori come la triade del 300, Manzoni e Leopardi. Di conseguenza, avevo studiato solo superficialmente Galileo, e avevo del tutto ignorato Fenoglio.
Quando andai ad esaminare i due testi, mi resi conto che avrei dovuto scegliere senza dubbio il più moderno: il testo di Galileo era complicatissimo, invece l’estratto da “Una questione privata” era abbastanza semplice anche per chi non era preparato sull’autore.
Anche nelle altre materie c’era un abisso tra un tema e l’altro: a Storia la scelta era tra la colonizzazione dell’America e un tema gigantesco come la secolarizzazione della Chiesa; a Geografia invece potevamo scegliere tra un argomento facile da improvvisare (“I problemi dei paesi poveri”) e uno che invece richiedeva una preparazione ferrea (“Elenca i mutamenti politici avvenuti nell’Unione Europea dal 1990 in poi”).
Mi stupì moltissimo scoprire che tanti miei compagni, in almeno una delle 4 materie, andarono a pescare il compito più difficile. Alcuni fecero addirittura l’en plein, scegliendo il compito più difficile per tutte e 4.
Tra l’altro il mio TFA si è concluso proprio 3 giorni fa, con una votazione di 86/100. Con un solo punto in meno mi avrebbero assegnato 9 punti anziché 10 nella graduatoria per le supplenze, quindi sono molto soddisfatto del mio voto.
Complimenti per gli ottimi risultati! Spero proprio che tu abbia successo sulla via dell’insegnamento.
Certo, abbiamo già appurato che nei concorsi si evidenzia una certa bizzarria riguardo alle scelte dei temi e degli autori da proporre: ricordi Ripano Eupilino? 🙂
Certo, Galileo è un grande autore, ma è soprattutto un autore scientifico, e la sua lingua è parecchio ardua. Io propongo sempre ai ragazzi di quarta qualche brano dal Dialogo sui massimi sistemi ma in effetti il suo è un italiano molto particolare. Fenoglio è certamente molto interessante, ma gli autori del Novecento sono così tanti… Una questione privata l’ho letto tanti anni fa, invece Il partigiano Johnny non l’avevo mai affrontato. È bello e scritto in una lingua molto originale, con frammenti in inglese e una sintassi abbastanza complessa. È un’opera postuma, tra l’altro, che l’autore, non si sa perché, non ha voluto pubblicare in vita.
Allora, se proprio si voleva puntare su Fenoglio, forse sarebbe stato più logico scegliere Il partigiano Johnny per un commento linguistico. Ma forse, se la sintassi è complessa, a virare su Una questione privata ci hanno fatto un grosso favore. 🙂 Grazie mille per i complimenti e per gli auguri, e a presto! 🙂
Sì, infatti la lingua del Partigiano è davvero particolare, ma anche difficile, perciò forse è stato meglio così!