La prima avvisaglia l’ho avuta correggendo le domande a risposta multipla. In genere vanno meglio di quelle a risposta aperta, ma non in modo così sfacciato. Chi le ha indovinate tutte, chi ne ha sbagliata una, chi due. Mah. Poi la correzione delle domande aperte me l’ha confermato: buone, esaurienti, dettagliate. Risultato, buoni voti a tutti, poche insufficienze di lieve entità. A questo punto non ci sono dubbi: mi sto rimbambendo!
Marisa Salabelle
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Mi stupisce il fatto che i test a crocetta vadano meglio di quelli a risposta aperta. Ho sempre pensato che la prima delle due tipologie fosse molto più difficile della seconda: spesso infatti nei test a crocetta le domande sono poste in una maniera tale per cui, anche se conosci la risposta, ti viene il dubbio di non saperla. I dubbi aumentano ulteriormente quando passi a leggere le risposte, perché spesso ce ne sono almeno due quasi identiche tra loro. E a poco serve che il docente tenti di semplificarlo il più possibile: il test a crocetta è per sua natura insidioso.
Tra l’altro adesso sto studiando un manuale per il TFA (“La valutazione degli apprendimenti in ambito scolastico”) in cui si dice che, secondo alcuni studiosi dell’università di Harvard, i test a crocetta e quelli vero/falso vanno evitati a tutti i costi, al fine di limitare l’incidenza della casualità della risposta. Può vedere dunque che i test a crocetta sono svantaggiosi per entrambe le parti: per i ragazzi fungono da “distruttori di certezze”, per i professori non sono un metodo affidabile per valutare la preparazione di un alunno.
Anche secondo me i test a crocette sono difficili, però ho sempre notato che mediamente vanno meglio delle domande. Io li lascio ai ragazzi solo per 10 minuti e li sorveglio attentamente, e di solito c’è una certa varietà nelle risposte, cosa che mi fa pensare che il livello della “collaborazione” durante questi test non sia altissimo, però penso che in qualche modo i ragazzi riescano a passarsi un po’ di risposte. Quindi questa può essere una ragione per cui i risultati sono migliori rispetto alle domande aperte, dove in ogni caso il ragazzo deve fare da sé, se anche orecchia una parola deve però elaborare…
Loro, quando faccio notare che c’è disparità tra le domande a risposta multipla e quelle aperte, mi spiegano una serie di strategie, cercano di capire qual è la risposta giusta in base al modo in cui è formulata la risposta, per esempio secondo loro è probabile che la risposta più dettagliata sia quella giusta.
Faccio quasi sempre delle prove miste perché normalmente non do più di quattro o cinque domande aperte e se voglio sondare diversi argomenti non mi restano che quelle chiuse, o i vero/falso, ma siccome le considero meno attendibili riservo a questo tipo di domande uno o due punti al massimo su dieci.
E’ molto fortunata ad avere dei ragazzi che riescono ad intuire la risposta giusta, perché dalla mia esperienza di tirocinio noto che la capacità di intuire e di ragionare è molto atrofizzata nei giovani di oggi.
A mio giudizio questo dipende dal fatto che loro tendono a memorizzare i dati uno dietro l’altro come se fossero una lista della spesa, senza metterli minimamente in relazione tra di loro, neanche quando sono legati da un evidente rapporto di causa – effetto.
E’ per questo che davanti a una domanda del tipo “Raccontami questo fatto” loro tengono botta, ma davanti al quesito “Dimmi PERCHE’ è successo questo fatto” cadono nel panico più totale. Anche quando questo perché è stato ampiamente spiegato in classe e/o sul libro. Manca totalmente, come scrivevo prima, la capacità di cogliere i rapporti di causa – effetto. Grazie per la risposta! 🙂