Cena in pizzeria con le vecchie amiche del gruppo scout. Simona, Costanza, Ilaria, Federica: con qualcuna ho mantenuto i rapporti durante questi anni, con altre ci siamo un po’ perse di vista. È la vita. Felici di questa rimpatriata, ci facciamo un monte di feste e ci aggiorniamo su tutto quanto riguarda genitori, per chi ancora ce li ha, mariti e figli.
«E tu? Lavori ancora o sei in pensione?»
«In pensione? Vuoi scherzare…»
«Da quando ho smesso di lavorare, dice Costanza, sono più attiva di prima: mi diverto a zappettare in giardino, ho messo su un pezzetto d’orto, faccio conserve e marmellate.»
«E io ho riscoperto il cucito e il lavoro a maglia, dice Ilaria: sapessi che vestitini e che maglioncini faccio per la mia nipotina!»
Simona si dedica al volontariato, due giorni la settimana serve alla mensa della Caritas e altri due insegna italiano ai bimbi immigrati, Federica fa catechismo in parrocchia…
«Siete straordinarie, ragazze. Io invece ho lasciato tutto. A parte il lavoro, esco poco, non frequento gruppi, non faccio bricolage, cucino solo lo stretto indispensabile… mi sa che ho un po’ tirato i remi in barca…»
«Ma tu leggi!» gridano in coro.
«Sì, leggo… ma che significa!»
«Come, che significa! Tu leggi! Vorrei leggere anch’io quanto te!»
Credo che molte persone sopravvalutino la lettura. Io leggo da quando avevo cinque anni e non credo di avere mai trascorso un solo giorno senza un libro in mano. Ciò fa di me una persona migliore? Non credo proprio. Leggere è una forma di evasione come un’altra, è il mio passatempo, vale quanto fare le parole crociate o una partita a ramino.
Marisa Salabelle
-
Articoli recenti
Commenti recenti
Archivi
- gennaio 2021
- dicembre 2020
- novembre 2020
- ottobre 2020
- settembre 2020
- agosto 2020
- luglio 2020
- giugno 2020
- maggio 2020
- aprile 2020
- marzo 2020
- febbraio 2020
- gennaio 2020
- dicembre 2019
- novembre 2019
- ottobre 2019
- settembre 2019
- agosto 2019
- luglio 2019
- giugno 2019
- maggio 2019
- aprile 2019
- marzo 2019
- febbraio 2019
- gennaio 2019
- dicembre 2018
- novembre 2018
- ottobre 2018
- settembre 2018
- agosto 2018
- luglio 2018
- giugno 2018
- maggio 2018
- aprile 2018
- marzo 2018
- febbraio 2018
- gennaio 2018
- dicembre 2017
- novembre 2017
- ottobre 2017
- settembre 2017
- agosto 2017
- luglio 2017
- giugno 2017
- maggio 2017
- aprile 2017
- marzo 2017
- febbraio 2017
- gennaio 2017
- dicembre 2016
- novembre 2016
- ottobre 2016
- settembre 2016
- agosto 2016
- luglio 2016
- giugno 2016
- maggio 2016
- aprile 2016
- marzo 2016
- febbraio 2016
- gennaio 2016
- dicembre 2015
- novembre 2015
- ottobre 2015
- settembre 2015
- agosto 2015
- luglio 2015
- giugno 2015
- maggio 2015
- aprile 2015
- marzo 2015
- febbraio 2015
- gennaio 2015
- dicembre 2014
- novembre 2014
- ottobre 2014
- settembre 2014
- agosto 2014
- luglio 2014
- giugno 2014
- maggio 2014
- aprile 2014
- marzo 2014
- febbraio 2014
- gennaio 2014
- dicembre 2013
- novembre 2013
- ottobre 2013
- settembre 2013
- agosto 2013
- luglio 2013
- giugno 2013
- maggio 2013
- aprile 2013
- marzo 2013
- febbraio 2013
- gennaio 2013
- dicembre 2012
- novembre 2012
- ottobre 2012
- settembre 2012
Categorie
Meta
e qui non sono d’accordo, leggere è un arricchimento smisurato, molto superiore (si dice molto superiore?O.o) a altri passatempi. Aiuta ad esprimersi in modo corretto, io stesso mi rendo conto che nei periodi in cui leggo poco mi esprimo peggio, sia quando parlo che quando scrivo. E poi leggendo s’imparano un sacco di cose, si stimola il cervello al ragionamento, si provano emozioni belle e brutte, e perchè no a volte si usa anche per evadere, per stare un po soli con se stessi, abitudine purtroppo ormai in disuso.
Certo, e da buona professoressa lo so benissimo: certe volte, però, può diventare un’attività sterile, fine a se stessa. Evadere può essere una buona cosa, distaccarsi dalla realtà col naso nei libri forse lo è meno… da parte mia, ammiro le mie amiche più attive, che sanno dedicare il loro tempo anche ad attività più concrete!
Il suo post mi ha ricordato un bellissimo libro di Magda Szabò, “La porta.” Le protagoniste sono una professoressa universitaria e la sua domestica: la prima è la classica donna colta, intellettuale e sofisticata, la seconda una popolana senza istruzione che però, con la sua saggezza e la sua intelligenza, riesce lo stesso a tener testa alla sua padrona.
Ad un certo punto, in quel libro, la padrona si lamenta con la sua domestica di quant’è stanca per tutti i libri che deve leggere e i fogli che deve scrivere per le sue lezioni. La domestica le risponde che avrebbe diritto ad essere stanca se si fosse spaccata la schiena nei campi, non certo per aver sfogliato qualche pagina di un libro.
Ecco, lei fonde i due personaggi: da un lato è una professoressa, ma dall’altro è consapevole che la lettura non è un’attività paragonabile per utilità, difficoltà e concretezza a quelle svolte dalle sue amiche.
Proprio in questi giorni ho preso in biblioteca La porta!
Queste coincidenze mi fanno restare a bocca aperta. Buona lettura! : )
“E faccia anche qualcosa di utile, oltre a leggere!” 😉