Non avevo mai letto nulla di Marco Malvaldi, autore molto noto di gialli ambientati in Toscana. Nel corso della mia ultima irruzione in biblioteca, ho trovato la sua opera più recente, Milioni di milioni. È un libriccino sottile, l’ho preso. Che fosse leggero, me lo immaginavo; d’altra parte, pensavo, è narrativa d’intrattenimento. L’ho letto in poche ore, ed è stata una delusione. C’è questo paesino immaginario, Montesodi Marittimo, dove gli uomini sono dotati di forza fisica sovrumana (la festa del patrono viene celebrata ogni anno con una gara a chi riesce a percorrere più velocemente un tratto di circa 1km trasportando una panca da chiesa): un biologo e una ricercatrice universitaria vogliono sottoporre ad analisi un campione della popolazione per capire quale sia l’origine di questo straordinario vigore. E lo capiranno, ovviamente: un avo molto forzuto e molto attivo sessualmente (ma dai!)
Ma tutto questo non è che un preambolo, che niente ha a che vedere col delitto su cui s’indaga, e di cui abbiamo notizia solo a pagina 78. Giallo all’inglese, da «camera chiusa» (in questo caso: paese isolato per nevicata), con personaggi banali, soluzione scialba, umorismo mediocre.
Malvaldi vende un sacco, lo pubblica Sellerio. Questo librettino costa 13 euro, che non è tantissimo, ma non è neanche poco.
Allora: o sono io particolarmente stucca (il che può darsi) o tanti lettori sono di bocca particolarmente buona… Ah, un’ultima cosa: leggo recensioni entusiaste che tirano in ballo Agatha Christie. Ma per favore!
Marisa Salabelle
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Non mi stupisce affatto il paragone con Agatha Christie: quando si vuole magnificare un giallo, é normale tirare in ballo uno dei pilastri del genere. Allo stesso modo, per promuovere un horror si grida ai 4 venti di aver trovato il nuovo Stephen King, per lanciare un libro di fantascienza si dice che sembra scritto da Asimov eccetera.
Proprio per questo, quando voglio appurare la qualità di un libro, non leggo le recensioni dei critici, spesso piene di paragoni assurdi e di frasi a effetto da televendita applicabili a qualsiasi romanzo, ma i pareri dei lettori su ibs. Con questo metodo finora non ho mai sbagliato un colpo, perché l’ uomo della strada non ha motivo di mentire: se il libro fa schifo, te lo dice senza peli sulla lingua.
Certo, puoi beccare un singolo utente che é innamorato pazzo di un autore e quindi lo incensa allo stesso modo di un critico prezzolato, ma é un’ eccezione: generalmente parlando i giudizi dei lettori sono sinceri, obiettivi ed equilibrati.
Quando si parla di Agatha Christie, tutti pensano a Poirot, molti pensano anche a miss Marple, ma soltanto i suoi lettori più fedeli conoscono anche il suo personaggio più sottovalutato, Parker Pyne. Agatha Christie non gli ha mai dedicato un romanzo, ma é il protagonista di alcuni dei suoi racconti più belli.
Sono raccolti quasi tutti nel libro “Parker Pyne indaga”, uno dei regali più azzeccati che io abbia mai ricevuto.
Anche a me piace andare a curiosare tra i commenti dei lettori su IBS. Mi ricordo che l’anno scorso entrai in una discussione sul blog di Giulio Mozzi (Vibrisse) perché là si sosteneva che il lettore comune non ha il diritto di dire la sua, essendo incompetente. Io invece rivendico questo diritto: chiunque può dire qualcosa su un libro che ha letto, ovviamente ci sarà chi esprime un giudizio valido e articolato e chi rozzo o ingenuo: ma poiché IBS offre a tutti la possibilità di commentare, che si commenti! C’è poi la questione dei giudizi falsi o comprati, ma spesso false e comprate sono anche le recensioni ufficiali…
Di Agatha Christie ho letto tutto tra i venti e i trent’anni, con grande divertimento, compresi i racconti di Parker Pyne, di cui però non ricordo più nulla!
Trovo l’ affermazione di Mozzi decisamente fuori luogo. In ogni campo, compreso quello della critica letteraria, ci sono sempre delle persone che vorrebbero far gestire tutto ad una cerchia ristretta di presunti intenditori ed escludere i dilettanti da qualsiasi ruolo attivo. E’ un errore: anche una persona priva di una preparazione specifica può avere un talento naturale che la porta a risultati uguali (o perfino migliori) di chi quella preparazione può vantarla.
E poi diciamocelo, per scrivere la recensione di un libro non servono né una preparazione specifica né un particolare talento: basta avere quel minimo di intelligenza necessario per riassumere i punti salienti di una trama e per coglierne i temi e i messaggi.
Inoltre, al di là di questi ragionamenti teorici, basterebbe la mia esperienza pratica per smentire ciò che dice Mozzi: io infatti seguo molti blog letterari, gestiti presumo da semplici lettori come me, e i migliori consigli di lettura li ho ricevuti da loro, non certo dai critici.
Per quanto riguarda Parker Pyne, era un detective molto particolare. Lui metteva ogni giorno un’ inserzione sul giornale, in cui si presentava come un uomo capace di ridare alle persone la felicità perduta: di conseguenza i clienti andavano da lui, gli esponevano i motivi per cui si sentivano infelici e a quel punto partiva la sua indagine, finalizzata non a scoprire un assassino, ma a trovare un modo di mettere le cose a posto. Mi affascina molto l’ idea di una persona capace di risolvere ogni problema, e di ridare la serenità a chi ormai non sperava più di riottenerla.
Un’ altra cosa affascinante di Parker Pyne sono le sue riflessioni. Ad esempio, in un suo racconto sosteneva che i problemi degli esseri umani sono infiniti, ma le cause che li provocano sono pochissime (mi sembra che fossero 5): di conseguenza, basta trovare una soluzione per ciascuna di queste poche cause e il gioco é fatto. Parker Pyne aveva il dono, tipico delle personalità geniali, di far sembrare facili le cose difficili.
Alla fine mi sono trasformato io stesso nel recensore che magnifica un libro. Ma sto parlando di Agatha Christie, quindi nel suo caso le lodi sono meritate e giustificate. A presto! : )